Sunday, June 15

Non so nemmeno come faccia a dormirci, qui

15maggio2006h.19.35
Sì lo so che fa male ma questo l’ho scritto a scuola. Tutto pasticciato e scrittura rabbiosa e penna che quasi buca le pagine della moleskine e si perde e parole sottolineate di fretta e odio odio totale e non ho nemmeno voglia di rileggere tutto questo. Questo è il genere di cose che non mi rilassano e io odio scrivere senza rilassarmi.

Parlano e nessuno si ascolta, fanno commenti inutili, un sottofondo come di un infernale giradischi impazzito e il discorso che si interrompe e tu non puoi tapparti le orecchie perchè c’è qualcuno che urla urla, di stare zitti e poi minacce e ordini e divieti e NO questo non si può fare. Non ti puoi alzare non puoi uscire non puoi aprire le finestre schifose e sporche o
alzare
le persiane, fare entrare la luce cazzo perchè sono sempre abbassate?
La casa, l’edificio, la nostra scatola grigia risplende fuori dalla finestra, noi stiamo dentro su sedie troppo piccole e banchi traballanti, come topolini divertiti o criceti isterici che sbattono la testa contro la gabbia, e noi non abbiamo nemmeno la RUOTA.

Così
Loro
PARLANO.

Ti illudi per anni che questo cambierà, che in loro qualcosa dovrà cambiare e continui a sperare che magari tra un anno cambieranno perchè alla fine sono solo giovani alunni instupiditi e anestetizzati e sordi e non possono essere così per sempre.
Invece no improvvisamente hanno diciotto anni e non puoi più rimandare e sono esattamente come in prima, stupidi bambini repressi fin dalla nascita. NO. Non puoi ridere fare lo stupido fare queste cose NO non è adatto non è il caso di urlare, saltare, devi essere grande, avere il tuo cazzo di telefono e preoccuparti di squilli o messaggi o nomi in rubrica di cui non ricordi la faccia, e preoccuparti di amicizie e amori inesistenti e contatti di messenger e seguire il codice e quindi niente cazzate ok? Niente sprazzi di individualità niente personalità niente allarmismi e fregatene del fatto che stai affondando senza accorgertene, ridi di te, ridi degli altri, RIDI e dimentica e chiudi gli occhi se la realtà è troppo brutta, non è necessario guardare. Niente schizzi di follia o verità o guizzi improvvisi o fuochi negli occhi o luci che si accendono. Perchè hanno paura della follia? Perchè tutto dev’essere normale?
Parlano e non comunicano, parlano e sono solo suoni e rumori e versi animaleschi e sono pure fastidiosi e insopportabili. È già mezzogiorno, lo sento perchè fuori da qualche campanile stanno sparando il suono falso e ripetitivo delle campane registrato da anni lo stanno sparando da altoparlanti e non è vero capite?, è registrato, è una cazzo di cassetta con dentro le campane delle otto delle dodici e delle tre e le campane a morto o quelle per un matrimonio o mille altre.
Questa è una giornata inutile per me, forse è colpa mia se lo è, forse è colpa mia per il novanta per cento delle cose che mi succedono perchè sono io la cogliona che deve muoversi, ma adesso la cosa non ha importanza. Tutto questo mi fa schifo ma adesso sono abbastanza lucida per non lasciarmi distruggere dall’insofferenza e scrivere, anche se scrivere di questo mi fa sentire anche peggio.
Così mi sento una merda incoerente perchè alla fine, dopo un po’ di tempo di sopportazione e tentativi di compromesso e mediazione e pacatezza e calma improvvisamente non ce la faccio più e alla fine invece di ragionare io ODIO senza pensare, perchè sono stanca di pensare e distinguere perchè l’ho sempre fatto e anche se so che dovrei continuare a farlo non ci riesco, perchè nessuno è d’accordo con me e io non ho voglia di convincere nessuno. Mi arrendo, non ho più la forza, mi arrendo a lasciare le cose come sono perchè io alla fine non ho voglia di sprecare la mia vita per cambiarle e lascio far la guerra ai professori, se lo sono scelto loro, è il loro cazzo di lavoro.
Così urlo la mia rabbia merdosa e odio tutti, anche i professori e la scuola e la messa di fine anno e quel cazzo di organo che suona e rimbomba nella testa con le sue melodie celesti nel silenzio delle verifiche, la preghiera strascicata e le parole meccaniche e il rumore dei venti automi che ricadono sulle sedie dopo l’amen.
E alla fine non è un mio pregiudizio quello sulla scuola, su questa stupida scuola perchè alla fine NIENTE VA MAI BENE neanche la mia cazzo di maglietta, le mie MANICHE troppo corte......
E io vorrei scappare da questa gabbia, questa SCATOLA chiusa e polverosa e vedere il sole, la luce, niente rumore e gente che parla del nostro futuro e che ci valuta e materie studiate come se fossero ricette di cucina o liste della spesa e paragrafi a memoria senza capire un cazzo e tutto che svanisce e sapere che diventa dogma e dopo un secondo l’hai già dimenticato.

In tutto questo, la prof se ne sta lì tranquilla sulla sua cattedra, ignara del ribollire del mio cervello là in fondo, ignara di tutto il casino che ho nella testa appoggiata sul banco, il mio sguardo addormentato e assente e vuoto proprio come se fossi da qualche altra parte e questa faccia di merda fosse la mia controfigura. Se ne sta lì e non protesta, lì in alto e sotto stanno gli interrogati in una materia che loro odiano mentre per lei è la sua passione, ciò a cui ha dedicato i suoi studi e la sua vita e che ha spiegato, e ora loro gliela ripetono come pappagalli impazziti e non trovano le parole e non sanno l’italiano e si incasinano in frasi che non stanno in piedi mentre lei è lì davanti che li fissa e cerca di capirli e ci tiene ed è qui, non altrove come me, non è un sogno ok?
Ha lo sguardo perso ma lucido, la faccia un po' stravolta ma resiste, probabilmente vorrebbe scoppiare a piangere, cerca di mettere un po’ di brio in quello che dice ma non serve a niente, le domande gli vengono fuori senza intonazione, vuote, ripetute, terribili, e forse lei si sta chiedendo se stia o meno sbagliando, se forse dovrebbe fregarsene invece di stare a impazzire su gente che nemmeno la ascolta, se è giusto pretendere un minimo di soddisfazione personale nelle cose che fa.
E forse dovrebbe sbattersene e lasciar perdere invece di comunicarci BENE le cose, di essere sincera, di fare il suo lavoro fino in fondo e non a metà; e così mi torna in mente di quando ho pensato a chi cazzo glielo faccia fare, io, IO merda che non sa un cazzo, io che non lo farei mai e non l’avrei mai fatto perchè io semplicemente odio.
Invece lei si impegna per capire, cambiare, mostrare loro la strada, capite? Questa è la sua vita, mentre io sto qui a fare un cazzo e in verità non ho nemmeno voglia di impegnarmi e anche se tutto questo non c’entra, non ho voglia di far niente e se fosse per me non andrei nemmeno a scuola.
Tutto questo è inutile. O forse no, ma così sembra. Anche machiavelli che risuona nella stanza vuota, risuona e nessuno capisce, nessuno percepisce quanto sia vero, reale, vicino; risuona, rimbalza nella scatola plasticosa della scuola e così rimane solo una specie di pallina che rotola e nessuno la raccoglie, solo una cazzo di materia da studiare e niente di più.

E io sono uguale. Lo sono diventata col tempo, e per altri e differenti motivi; ma sono uguale. Non sono qui ma altrove. Sono nella stanza di vetro, ricordate? Scrivo come un automa, la mano mi fa male e la calligrafia si scioglie sul foglio e la sua stupidità e irregolarità taglia queste linee come un coltello e la pagina così scarabocchiata sembra che sanguini.

1 comment:

Giacomo said...

ciao Carloz stasse non so che fare perciò vagherò sul tuo blog un pò a vedere che trovo...

mica male, leggendo ste cose mi sembri la mia fotocopia adesso... almeno per quanto riguarda la prima parte... al leonardo le campane francamente nn le sento mai.. XD cmq concordo in grandissima parte...
mi sn preso fx a leggere sta cosa, sn quasi turbato XD