Non siamo maledettamente ridicoli?
KK pensa
intensamente a questa cosa, e a se stessa e ai suoi desideri, e non prova
nulla. Ripensa con grande concentrazione a ciò che vorrebbe dire, guarda dentro
di sé. Non trova niente.
Tuttavia il tempo avanzerà ugualmente, e mangerà tanti
di quei giorni ancora, giorni inutili come questo. In fin dei conti che
importanza hanno, i giorni, in sé e per sé? Ognuno si inventa eventi e cose da
fare perché i giorni si differenzino gli uni dagli altri, e perché messi
assieme e visti da lontano siano una storia. Ma restano una semplice
invenzione.
Allora KK vorrebbe ora inventare un nuovo modo di essere, di esistere, vorrebbe dire una nuova vita ma ancora non è quello il punto.
Ci sarebbe da cambiare proprio tutto.
KK vorrebbe ora ridere in preda all’alcol e incrociare i suoi occhi e vedervi
una luce, un lampo che dice sì,
aspetta solo un attimo, stiamo qui a studiarci da lontano, non aver fretta, non
preoccuparti che prima o poi succederà qualcosa, e prima che tu possa aprir
bocca io sarà ormai troppo vicino, e capirai tutto, tutto il mondo in uno
sguardo che desidera solo te e di cui nessuno davvero sa nulla. Oh sì. Nessuno sospetta
nulla, qui attorno. KK ama la complicità. KK a tratti vivrebbe solo di quei
tuoi sguardi, che prima di essere tuoi
erano di molti altri esseri umani come te, nei quali in momenti diversi quell’energia
si è concentrata; su di loro, gli amori temporanei, le infatuazioni senza meta
precisa, KK ha investito tutta se stessa, e questo accadeva ogni volta, per
ognuno, singolarmente. Forse varrebbe la pena di farsi uno schema con la durata
di quegli amori maledetti, pensa KK, in modo da sapere in anticipo quanto
durerà il prossimo, e quanto durerà quello presente, e se è possibile evitarne
la ripetizione, o alleviare la pur piacevole sofferenza che ci causa. KK non sa
davvero più cosa pensare. Un anno fa, questo, e molte altre cose, erano in
effetti impensabili. Ma invece succede sempre, maledizione. KK è presa da due
cose contemporaneamente, anzi forse la prima è ora passata in secondo piano. Il
nuovo temporaneo ha preso il sopravvento. L’altra, l’altro, ciò che era primo
ed era sembrato, con grande cautela, per
sempre, è ora una stanza buia, una luce spenta, è semplicemente invisibile.
La nuova luce dell’altro temporaneo acceca.
Bisogna stare attenti all’accecamento,
KK, ricordalo sempre.
Ma si sta così bene, senza pensare troppo. In queste
giornate che sembrano senza senso, in cui tu sei assente anche se ripetiamo che
va tutto bene, l’accecamento è tutto. L’accecamento è l’unica cosa possibile,
quella che permette a KK di andare avanti. KK chiude gli occhi e cerca di
capire. KK soffre in silenzio guardandovi da lontano. KK è sempre stata leale
ma non ha mai voluto sentirsi così.
Vorresti
forse una pausa da tutto, non è vero?
Credo di sì, dice KK candidamente. Io
voglio poter parlare chiaro, aggiunge. Poi, silenzio. KK con la testa sott’acqua
pensa di nuovo ai tuoi occhi nella sera calda umida, è uno smarrimento senza
parole, silenzioso, un cenno invisibile e solo per noi, un sorriso che vuol
dire tutto. Cosa aspetti, KK? Cosa aspetti perché tutto, nella tua esistenza,
diventi reale?