Thursday, March 6

asciugamano




KK ricorda perfettamente di aver visualizzato, sull'asciugamano davanti a sé mentre se ne stava beata sotto la doccia, la sua vita futura.
Tutto questo accadeva anni fa, cinque almeno.
Quel giorno, con una chiarezza e soprattutto con una fiducia che mai si sarebbero ripetute, KK aveva creduto fermamente di avercela fatta. Dopo la visione sull'asciugamano, bianco come la neve che aveva appena lasciato, KK stette un tempo indeterminato sotto l'acqua calda a sciogliere la tensione di quei giorni, felice, in attesa. Finalmente tranquilla e consapevole KK se ne stava a rimirare quello che aveva fatto.
Oh, ma ancora non era finita.
Quel pomeriggio sotto la doccia, per l'ultima volta KK credette in se stessa. Tempo dopo, spese mesi e anni a chiedersi quanto diversa sarebbe stata non tanto la sua vita, ma la sua stessa persona, qualora l'esito di quel maledetto pomeriggio fosse stato diverso. Se qualcuno avesse detto , se qualcun'altro avesse scritto ammessa sul foglio che avrebbero poi appeso fuori dall'hotel, dove dopo la doccia KK si recò incontrando tutte le facce paonazze della mattina, vestite civili, e dove KK dovette vedere la gioia degli altri senza poter far nulla e senza poter gioire lei stessa. Cosa sarebbe cambiato e quanto?
L'ultimo pomeriggio di vita della fiducia di KK se ne andò così, neanche il tempo di goderselo, e neanche il tempo di pensare a un piano B per salvarla, la fiducia, nel caso il piano A avesse fallito.
Invece niente. Fallì il piano A, e fallì il mondo faticosamente costruito da KK, e morì quel giorno poche ore dopo la visione sull'asciugamano anche la fiducia di KK nelle cose a venire, negli eventi, cioè in fin dei conti in se stessa.
Una parte di KK è rimasta sotto la doccia credendo di essere invincibile. Quell'anno, finito miseramente in quel pomeriggio di inizio primavera, fu il primo e l'ultimo in cui KK si sentì davvero forte, invincibile, capace di reggere la pressione e l'ansia, capace di gestire la prova, la paura, la sensazione di non essere all'altezza. Questi ultimi erano allora concetti sconosciuti, per KK.
Aveva costruito un mondo in cui niente era impossibile, in cui impegnandosi si arrivava al risultato, in cui l'ansia di non riuscire erano combattute con la concentrazione attenta e testarda. Aveva ripetuto tutti i gesti necessari e aveva fatto tutto giusto.
Perciò una parte di lei era rimasta sotto la doccia, per capire che cosa di tutta quella storia e di quel mondo fosse andato storto, cosa ci fosse stato di sbagliato e dove diavolo fosse, se in lei, negli altri o nelle cose stesse.
Una parte di KK, infinite docce più tardi, guardando l’asciugamano scorge ancora quella visione così chiara, nitida e semplice, e quel giorno in cui tutto si è perso le pare così vicino e insopportabile da esser nella sua testa rielaborato, ricostruito e riposizionato, diventa l’inizio di una discesa, lo spartiacque tra un prima e un dopo del tutto convenzionali, inventati, che daranno a KK la sensazione che la vita in fin dei conti sia fatta di tanti pezzettini uno diverso dall’altro, da posizionare a piacimento come fossero mattoncini di lego. Tutto questo e molto altro, mentre dall'asciugamano spariva la visione perduta per sempre, tutto questo e poco altro mentre la vita tanto desiderata fuggiva in un baleno, e la fiducia di KK nelle cose, negli altri e in sé, svaniva di botto, ridendosela alla grande, una fragorosa risata mentre KK rannicchiata nella vasca sparirebbe volentieri assieme all’acqua che se ne va.