Saturday, July 9

Oggi





Oggi è stata dura, per KK. Ha guardato con gli occhi socchiusi verso il sole, e tutto era giallo e bianco.
Ha cercato un varco tra i corpi caldi, e la massa rosa si muoveva come se il mondo stesse per finire. Sembrava che di sottofondo ci fosse una musica ipnotica che tutti ballavano, compresi i bambini ignari del casino impegnati con la sabbia, e compresi i maschi oliati e marroni nel loro costumino bianco di calvin klein.
È stata dura, non è vero KK? Improvvisamente sembrava che tutta quella carne potesse fare qualcosa, potesse venire verso di te, e sembrava di non poterla arginare. È tanta, è debordante, una signora emette una risata profondissima e terribile facendo ondeggiare il suo enorme corpo, dove il costume si appoggia largo e slabbrato, ma tutto questo alla signora e agli altri non importa granchè. KK rallenta il passo, sembra ipnotizzata, qualcosa nel suo IO le si rivolta contro, fa spostare il suo sguardo verso il mare agitato alla sua destra, dove la carne si disperde in modo abbastanza regolare, e proporzionale alla distanza dalla riva, e qualcosa in KK le fa osservare le onde libere che stanno lontano, le onde libere e blu dove tutta quella carne non si avvicinerà mai.
KK, dopo aver sentito e registrato una intuizione riguardante la contingenza, l’imprevedibilità, e l’irrequietezza della natura umana che non può stare in nessuna legge fissa, schiva altra carne pericolosa e qualche manichino oliato e va verso l’acqua.
È calda e bassa e marroncina. Vicino alla riva c’è stato uno sconvolgimento di sabbia dovuta alle onde, ai bambini e alle alghe. KK non si cura di tutto ciò e avanza stoicamente fissando lo sguardo là dove le onde sono verde, azzurro e poi blu scuro, e non c’è traccia di esseri rosa. KK si fa strada e, dovrà confessare a se stessa, non senza fatica supera vari personaggi esagitati e ridenti, ignari, attorno a cui delle femmine fanno finta di avere freddo e di non volersi bagnare e fanno altre moine tipiche della femmina attorno al maschio. Il maschio dal canto suo non può che essere lusingato da tutte quelle scene rituali e perfettamente rispondenti a quel modello genetico-biologico ormai scritto da secoli. Il modello genetico non tradisce mai. KK passa questa scena vagamente darwiniano-freudiana in modo impassibile, lo sguardo fisso nel blu finalmente libero appena oltre. Là niente di quello che accade qui in mezzo alla carne rosa avrà più senso, pensa KK. Ci sono altre regole, là.
Non senza un poco di orrore KK deve farsi strada nell’acqua tiepida ancora orribilmente marrone e densa di sabbia, e non senza orrore schiva una cosa gialla che poteva essere una medusa o un’alga. Ma stranamente KK non si agita e non fugge, si limita a cambiare leggermente strada, deviazione che la obbliga a passare in mezzo ad altri esseri rosa e marroni che giocano con una palla. Poco dopo KK è finalmente arrivata in un punto dove sembra possibile nuotare. La testa sottacqua significa silenzio, per KK. L’acqua scorre, è ancora sabbiosa, sembra di stare nella nebbia, attraverso cui KK guarda con gli occhi spalancati, guarda e all’improvviso le appare davanti, sul fondo, un ferro arrugginito, immobile nella corrente, coperto di alghe, KK estasiata e un pelo spaventata lo osserva scomparire così com’era arrivato, e prosegue. L’acqua ora migliora, è gialla, poi più chiara, poi diventa leggera e si vede chiaramente il fondo ondulato, e qualche pesciolino solitario. KK tira fuori la testa dal silenzio e rumori di spiaggia le arrivano alle orecchie per poi cessare non appena torna sotto. Questo gioco la prende non poco, e ora KK si diverte a fare capriole e ad ascoltare il vuoto che c’è sott’acqua finchè non sta per soffocare e allora si lancia in alto, e tutto il casino della spiaggia ritorna a farsi sentire a tutto volume. KK continua questa cosa, e le sembra di stare a sentire i suoni come da uno stereo rotto. KK alza la testa e davanti a lei un mare di onde blu scuro, grandi, la sollevano e la riportano giù, e KK cerca di fissare un punto nel blu per avere un riferimento ma prontamente il punto e il riferimento e ogni cosa vengono inghiottiti da un’altra onda, e KK sta così, si fa buttare in alto, si gira su se stessa e guarda il cielo, che è fermo, e sente i rumori lontani, le risa, e poi improvvisamente si ricorda che, dannazione, anche lei ha una vita, giusto?
Allora improvvisamente prova antipatia per quelle risa, e poi l’acqua è pulita ma ancora tremendamente calda, i corpi rosa laggiù l’hanno scaldata, eppure ci sarà dell’acqua nuova, dell’acqua ancora di nuovo fresca da qualche parte qui attorno, giusto?
Allora KK sente tutto quel caldo appiccicato addosso e dà qualche bracciata rabbiosa verso il largo, dove delle onde più alte del solito fanno la spuma, ma niente, tutto è troppo caldo. KK allora osserva il fondo, verde chiaro, e si lancia verso di esso, e là sotto il mondo è nuovo, è fresco, l’acqua è meravigliosamente fredda, e KK si lascia cullare nel vuoto ovattato. Poi si gira sulla schiena e in alto sopra di lei, lontano, sta lo specchio dell’acqua dove il cielo chiaro si riflette come su un telo argentato, e appena sotto KK può vedere lo strato di acqua calda dove era intrappolata, lo vede lontano, vagamente giallino, opaco, ma ora ogni cosa è fresca qui sotto; ma non può durare per sempre. KK torna su con uno scatto che le fa un gran male alle orecchie e sbuca nuovamente in mezzo alle onde. Lancia uno sguardo alla riva brulicante di esserini impegnati in varie attività, e che producono un sottofondo costante, ma già le onde si intromettono e KK non vede altro che blu, e quelle grandi masse d’acqua hanno un colore così blu che KK non si stanca di guardarle e le sembra di essere nella pubblicità del tonno pinne gialle, e se un branco di tonni le passasse di fianco non sarebbe né sorpresa né spaventata.