Saturday, November 30

talk on a plane


21 giugno 2013, ore ?, giorno, da qualche parte sopra l'altopiano siberiano

_Le piace proprio tanto, guardare dal finestrino, non è vero?

KK: - Oh sì. Mi piace.  È anche troppo piccolo. Mi faccio venire il torcicollo per poter guardare giù, cercando il punto più lontano sotto di me.

È l'unica a tenere questo comportamento in tutto l'aeroplano. Nessuno pare interessarsi di ciò che accade nel cielo sotto di noi. Gli italiani mangiano, guardano film. I giapponesi dormono. Si sono addormentati quasi all'istante dopo il decollo. Alcuni in posizioni imbarazzanti. Oh, non la trova una cosa interessante?

KK: - Molto. Si addormentano come bambini appena salgono su un mezzo qualunque. Si addormentano con in mano il telefono, spesso mentre sono in piedi. È indubbiamente un fenomeno da approfondire.

_Non le capita mai? Di addormentarsi così, intendo.

KK: - direi di no. Purtroppo ho troppo controllo di me stessa perché possa accadere. Il mio livello di coscienza è sempre oltre. Qualcosa in me mi impedisce di addormentarmi all'improvviso. Qualcosa in me mi impedisce di cedere. Di lasciarmi andare. Di vivere le cose in modo tranquillo, anche. Questo è un problema, molte volte. Ma ci sono abituata. Mio dio, quante cose ci sarebbero da approfondire. Questo testo rischia di perdersi in innumerevoli digressioni. Dice che i lettori si stuferanno?

_Oh, non saprei. E se anche dovesse accadere, non se ne crucci. La piena comprensione del mondo non è possibile. Il livello massimo di comprensione per noi possibile è in realtà minimo. Parliamo e non sappiamo davvero di cosa. Esistono cattedre e materie ed esami ma davvero mi pare tutta una messinscena, visto che non sappiamo letteralmente cosa possiamo davvero sapere. Insomma, dopo Socrate ogni cosa sembra fluttuare nell'incertezza. Tutto ciò era per dire che i suoi lettori forse apprezzeranno la metà, o meno, forse un quarto, del lavoro intellettuale che lei ha dovuto compiere. D'altronde, contrariamente a quel che si crede, il libro, i libri, mica son scritti per il lettore. Son scritti e basta. A un certo punto qualcosa semplicemente urge. Desidera trovare forma. È difficile e doloroso, anche quando la scrittura e lo scritto escono divertenti. È una nascita. Dopo di ciò e solo dopo, vi è il lettore. O almeno questa è la mia opinione.

KK: - Mi pare un’opinione sensata. Io penso che possiamo solo ragionare su frasi. 


[…]

neanche oggi

Non mi è spiaciuto neanche oggi, provare quell'angoscia di perdere qualcuno, di non vederlo più. Non la provavo da tempo. Mi accorgo che anche lei, cercavo nell'ombra. Non mi è spiaciuto, farmi asciugare le lacrime. È stata la cosa più dolce della giornata e avrei solo voluto scoppiare a piangere tra le sue braccia, finalmente libera. 
Tu eri semplicemente assente. Tu non mi offrivi in fin dei conti alcun aiuto. Lui era dolce, lui è stato dolce. Io ero debole e lui non mi ha attaccato. Io ero debole e lo sono ancora. 
Non capisco cosa mi succede. Le lacrime che prima trattenevo cadono ora in gocce copiose da occhi stanchi. Sono tremendamente stanca, di tutto. Vorrei piangere a dirotto fra le sue braccia, e sarebbe anche un pianto di felicità. Tu sei di nuovo distante, lontanissimo da me. 
Oggi questa sensazione ha dominato tutto il giorno. La mattina era ancora sopportabile, le distrazioni erano tante. 
Arrivata a sera era diventata pesantissima. 
Qualcosa è scattato nella mia testa e ho capito che non avevo più voglia di sentirmi così. 
Trattata così. 
Allora c'è stato un crollo. 
La misura è piena. 
Immaginate un fiume che rompe gli argini, proprio dentro di voi. Ma di nuovo, per quanto avessi voluto scappar via, sono rimasta lì con te senza far trasparire nulla. 
Poi è venuto il temporale. Poi non ci ho visto più. Tu, sorpreso, sei diventato improvvisamente comprensivo. Ma era davvero troppo tardi. Ero stata lì per te fino ad allora ma te n'eri disinteressato.

Ora piove e io sto per piangere, non riesco a parlare e con gli occhi a terra penso solo che vorrei sparire. Tu appari premuroso, ma io non ti guardo. Lui mi sfiora le guance e mi sorride, e questo mi è bastato. È stata l'unica cosa capace di salvare la mia giornata. 

Poco più tardi, tornando a casa in bici sotto una pioggia torrenziale, sento l'acqua battere sulla schiena e scivolare giù, sento le gocce una ad una diventare un fiume indistinto che entra da tutte le parti e lava via ogni cosa; e sento chiaramente qualcosa di me andarsene assieme all'acqua sull'asfalto nero, assieme a sassolini e rametti e detriti e foglie.
È quasi buio e le macchine sono fari rossi tremolanti che mi passano a fianco alzando ondate d'acqua, e mi chiedo fino a quando mi vedranno, mi chiedo fino a quando riuscirò a schivarle, la strada è in salita, la strada è un fiume in piena grigioblù, io sono una figura indistinta e completamente fradicia, e anche abbastanza ubriaca, che si sforza di andare dritto senza pensare a nient’altro.
I suoi occhi azzurri volteggiano davanti a me. Qualcosa di lui mi si è stampato dentro senza che nemmeno me ne accorgessi. Sono una tavoletta di cera su cui qualcun altro ha impresso un segno, su cui milioni di segni possono essere tracciati senza che io davvero ne sappia nulla. Mentre l’acqua si fa strada sotto la maglia e i pantaloncini e scivola lungo le gambe, e in un attimo inzuppa le calze e le scarpe, mi rendo conto che qualcosa è cambiato. 
Sono completamente fuori ma non sono più la stessa. 
La strada maledetta è finita. La salita non era così lunga, dopotutto; la strada spiana, aria fresca e altra acqua ora in discesa, tombini, pozzanghere, la bici non frena, curve, i lampioni già accesi, le macchine, fari, finalmente la strada di casa. Davanti al cancello ci metto una vita a tirar fuori le chiavi e a impugnarle, le mani sono gelate, eppure tenere il manubrio era così naturale, ma ora le chiavi proprio non riesco a prenderle in mano e dividerle e trovare quella giusta. Apro e sono dentro. È tutto finito, o forse no. La sensazione di stasera mi perseguita e lo farà per molti giorni. Piove. La notte sta arrivando e sento che lui mi manca già.

Thursday, November 28

rivelazione


Salivo tranquilla e senza pensare a niente, quando la voce ha iniziato a parlarmi. È forte e chiara, scandisce le parole con calma e viene direttamente da me. Ho approfittato di questo momento, mi dice. Tu devi approfittare di questi momenti, per comprendere la verità di tutte le cose, compresa la tua vita che tu pensi così complessa e totalizzante e che a tratti ti fa disperare. Perché mai, tutto ciò? Perché mai, tutto questo inutile affannarsi a correr dietro a pensieri, giudizi, inconsce paure su di te e sugli altri?
In realtà, la tua vita non è nulla di separato da tutto il resto. L'esistenza stessa, di cui la tua fa parte, è il mare calmo che torna sempre uguale dopo ogni tempesta. Tutto si muove, sotto il pelo dell'acqua, e ti sembra che accadano cose, e ti sembra che le parole dette dagli altri siano irreparabili; le persone muoiono, questo sì; forse questo è l'unico mistero che ancora può rimanere intatto. Ma tutto il resto è pura apparenza.
Non vedi quanto è semplice, seguendo la mia voce, ricondurre i molti a uno?
Ma presto la voce sparirà. Tutto sarà come prima. I momenti di consapevolezza sono rari e la vita ci impedisce di vedere l'orizzonte che sta sempre là davanti. La vita che costruiamo giorno dopo giorno come fosse un castello di lego, che agghindiamo e addobbiamo come l'albero di natale, che mostriamo a tutti sottoforma di Identità immutabile, è un simpatico castello di carte in attesa di un soffio di vento.
Le risate sono assicurate. Venghino signori allo spettacolo! il divertimento non mancherà, quando un'altra tempesta rivolgerà le acque, sposterà i riferimenti, sconvolgerà il senso.
Tuttavia l'esistenza del tutto non farà una piega. L'acqua tornerà sempre calma, il mare sarà piatto e tranquillo sotto il cielo chiaro. Dunque perché affannarsi tanto? Perché i pettegolezzi, la cattiveria, l'ostilità insensata? Perdiamo in partenza.
Del nostro affogare, nel buio là in fondo, arriverà sul pelo dell'acqua solo qualche bolla silenziosa.
Prima di noi e dopo di noi, il mare era e sarà calmo per sempre.