Tuesday, April 21

agio



Di solito tendo a far sentire le persone a proprio agio. Anche quando i miei sentimenti sono contrastanti. Cerco di non suscitare timore. Ma forse sbaglio. Forse dovrei fregarmene. Forse non ne vale la pena.

Questi erano i pensieri di KK, mentre un poco brilla accompagnava in bagno uno dei tanti soggetti verso cui nutriva sentimenti contrastanti. Non le era simpatica, ma nemmeno riusciva a odiarla. Forse vedeva in lei qualcosa di sè, forse qualcosa del passato; o forse, più semplicemente, non aveva voglia di combattere su nessun fronte.
Può darsi che di combattere non ne valga la pena, proprio come non vale la pena odiare. Quel che resta, quel che faticosamente accade, è KK che apparentemente tranquilla accompagna, rassicura, parla, con qualcuno di cui non dovrebbe importarle nulla, che forse preferirebbe non vedere, e con cui davvero preferirebbe non parlare.
Ma che fare? KK è così. Vagheggia vendette ma non ne attua nessuna. Legge negli altri paura e insicurezza e non può nemmeno pensare di approfittarne.
KK cerca sempre, anche inconsciamente, di allontanare dalle persone il disagio e la paura.
Se ne sta ora fuori dalla porta, intorno la festa sotto i tendoni procede tra odori di costine e altro, la notte è fresca e KK in un attimo di lucidità si chiede come diavolo possa convivere in lei una tale dissociazione. Immagina che ci sia qualcuno, che vive nella sua testa ma sta sempre in silenzio, che un giorno urlerà a squarciagola quel che non vuole più vedere. Ma prima che quel giorno arrivi, KK avrà aspettato tanto tempo fuori da una porta come sta facendo adesso, un poco brilla, un poco euforica e vagamente triste per il destino maledetto degli affari del mondo e delle persone, tentando in tutti i modi di eliminare il disagio. Chiedendosi perché mai non è nata un po’ più cattiva, furba, magari un po’ falsa, per evitare di trovarsi, come ora, in estenuanti dispute morali interiori. In modo da evitare quei conflitti sulle massime dell’agire che popolano e complicano la sua vita sociale, tanto più che la maggior parte delle persone nemmeno sa dargli un nome, a questi conflitti.
Nonostante ciò, e nonostante le situazioni in cui si caccia le appaiano assai ridicole, KK persiste. È un animale scatenato lanciato sulla via della razionalità, illuminato e fiducioso nella possibilità che la ragione possa mettere a posto ogni cosa. Ovviamente si sbaglia, e c’è un muro invisibile ma impenetrabile che l’attende in fondo alla strada.


Non essere infantile, KK. Son cose che succedono. In fondo ti sei solo invaghita del suo amico. Insomma è roba già sentita. Innamorata mi sembra esagerato. O mi sbaglio? Eppure ti vedo piuttosto sconvolta. Indecisa come sempre. L’indecisione ti ucciderà poco a poco, cara KK. Devi imparare a superarla. Farò una digressione, ma lascia che ti spieghi. Quel che ti appare ogni giorno davanti agli occhi è una cosa enorme che occupa prepotentemente tutta la visuale: la tua vita. Il tuo SGUARDO. Ma per quanto quel che hai davanti agli occhi, quel che appare e scompare nel tuo campo visivo, sembri gigantesco, soverchiante, in una parola, totalizzante, non devi farti prendere dal panico. E nemmeno da forme di egoismo autodistruttivo. Tutte le persone intorno a te hanno lo stesso problema. Hanno un solo campo visivo, che si apre al mattino e alla sera si richiude per poche ore, e anch’esso è del tutto simile al tuo. Sai perché? Perché è PIENO. Il tuo sguardo è PIENO della tua vita fino a scoppiare. Ogni sguardo è così. Il tuo, il loro, il NOSTRO sguardo è tutt’uno col nostro occhio e con la nostra vita, che così diviene improvvisamente importante, centrale, come se apparisse nella TV durante un pigro zapping serale. Mentre è ovvio che la nostra esistenza non è altro che una delle tante, e lo stesso i nostri sguardi, e ciò che davvero ESISTE è l’incontro casuale, continuo di tanti sguardi, del tutto inconsapevoli gli uni degli altri, e inconsapevoli di se stessi, ognuno portatore di mille visioni diverse di mondo, anzi: ognuno col proprio personale mondo costruito dal proprio personale sguardo. Questo è chiaramente un problema. Questo è il motivo per cui l’uomo non è un animale naturalmente sociale. Lo è, certo, ma con notevoli incidenti. Bisogna distinguere il piano normativo da quello descrittivo, cara la mia filosofa KK. Questo è anche il motivo per cui noi non siamo mai del tutto liberi dalla nostra infanzia. Di essa conserviamo lo stesso sguardo sul mondo che ci porterà alle piccole grandi catastrofi della nostra vita adulta. Lo stesso sguardo che vede quel che appare davanti agli occhi come totalizzante, ovvero come l’unica realtà che davvero possa e debba interessarci, trasforma uno scorrere di eventi, persone e atti senza scopo preciso in cose che ci riguardano, in STORIA, cioè PROGETTI, ACCUSE, ATTACCHI, PAURE. 
Niente di più lontano dal vero. 
La verità di quello scorrere è inconoscibile. 
Ma non per questo quel che appare nel nostro personale spazio visivo deve per forza riguardarci e vederci protagonisti. Non per forza quel Tutto così bello e pieno che il nostro sguardo coglie è davvero la verità di quel che c’è da vedere. Lo sguardo è per sua natura parziale, KK. Lo sguardo da nessun luogo è un’idea meravigliosa e poco praticabile. Lo si può ampliare, come fa l’antropologo. Ma è così difficile, liberarsi dall’ombra totalizzante che si allunga su tutto quel che ci accade. E così avviene con te ora, KK. Che sarà mai? Tutto questo trambusto per che cosa? Un amore passeggero, un altro. Fatti, eventi, parole e persone che diventano gigantesche sotto la lente del tuo sguardo parziale, di fronte ai tuoi occhi desiderosi di trovare un senso, di fuggire a tutti i costi l’assurdo, di costruire una storia che tu possa raccontarti senza dubbi né paure. Ma forse mi sbaglio. Forse la mia è cinica razionalità. Anche tu sei fredda e razionale, ma certe volte non basta. Ti sei innamorata di lui, non è vero? Lo sei ancora? Stai lentamente dimenticando, KK, lo so, stai cercando in tutti i modi di rendere il tuo sguardo più ampio, aperto, meno drammatico e totale. Costruisci nuove storie che rinegoziano sempre di nuovo i significati delle cose passate. Ma qualcosa è accaduto. Niente di grave. Ma qualcosa dentro di te è cambiato per sempre.