Friday, July 17

matrimonio



Parlano di smettere di fumare. Nel frattempo, poco più in là, stanno fotografando gli sposi davanti alla piscina. Ci sarà un album immagino, lo si tirerà fuori in qualche distratta occasione per rievocare quel giorno. Sarà passato del tempo, ma i riflessi della piscina nella sera di luglio saranno rimasti intatti. Eccoli che ti guardano, e assai beffardi brillano ancora. In quel giorno e in quell'album figurerò anch'io, da qualche parte. La mia presenza sarà nell'aria, nell'atmosfera, e lo stesso per ogni invitato. Ma per ora io sono altrove.
Gli altri sembrano invece molto presenti. Molto intenti a mostrare una certa coerenza nel loro essere: nelle movenze, nelle parole e nei gesti. 

Anche io sembro coerente. Poi a tratti mi estraneo. Cerco luoghi solitari. Scorgo molti metri di balaustra liberi dalla gente e vado ad appoggiarmici stancamente, e guardo l'acqua azzurra della piscina farsi più scura, immagino un tuffo, le sdraio stanno ordinatamente ripiegate su se stesse e solo per gli sposi ne è stata aperta una, dove ora siede la sposa e il suo abito con dietro il fotografo e lo sposo che si è tolto la giacca e la tiene sulla spalla, sono molto ordinati, specialmente nello sposo non c'è traccia dell'imminente sbragamento che seguirà la cena, la cravatta è ancora al collo e la camicia liscia e pulita. La sposa rimarrà invece sempre perfetta, sempre in ordine e senza una grinza, ma del resto lei ha un vestito che sembra una caramella, tutto intero, senza alcun pezzo che possa togliersi o smontarsi. Come sarà domani? Sarà dura tornare, dopo tutta questa perfezione, alle normali giornate in tuta davanti alla tele?
E per me, ci sarà mai qualcosa di simile? Riuscirò mai a considerare un giorno o un evento così importante da chiamare tutti a raccolta, tutti intorno a me? Ma poi tutti chi?
Per adesso, in ogni caso, ho problemi molto meno gravi. Appoggiata alla balaustra, con gli occhi persi nell'acqua della piscina, sto sperando in qualcuno che venga ad annunciarmi qualcosa. Che venga a consolarmi, o almeno a salvarmi da queste distruttive divagazioni. Come mai dalla montagna non ho mai visto la piscina?
Nessuno sta pensando a questa cosa, ora. Ci sono cose ben più interessanti da fare e da pensare. Molti panini al latte ripieni di un velo di burro e una fettina di prosciutto stanno ordinati su un tavolo immenso. Molte possibilità stanno, esattamente come i panini, ordinate su un metaforico e immaginario tavolo davanti a cui io me ne sto immobile come se davanti vi fosse un vetro. Molti panini, lucidi, dorati al punto giusto, soffici e invitanti sembrano chiamarmi, sono altrettante possibilità, ma io niente, sono paralizzata e a tratti impaurita.
Come mai sto aspettando qualcuno? Quel qualcuno è tra i suddetti panini? E chi se li mangerà, i panini avanzati? Qualcuno se li porterà a casa, almeno spero. Di certo qualcuno si porterà a casa, tenendole per mano, le molte possibilità che io non ho saputo cogliere al volo. Al mondo è pieno di gente furba, più furba e più pronta di me. Al mondo è anche pieno di idioti, ma le vostre foto non sembrano recare traccia di questa stupidità, e anche tu non sembri accorgertene, anche tu in fondo come me potevi dare un segno, potevi indicare un panino, potevi puntarlo e poi agguantarlo, lì in mezzo a tanti, dolce, morbido, perfetto, e invece sei rimasto lì proprio come ho fatto io.
La verità è che oggi siamo qui per non pensare a dove andranno salatini, dolcetti, antipasti e panini, e nemmeno dobbiamo preoccuparci di quanti mangiarne e quanti lasciarne sui vassoi, e di quanto bere e di dove lasciare i bicchieri; e dunque ecco arrivare vassoi di ostriche trionfanti in mezzo a ghiaccio e spicchi di limone, chissà da quale mare sono state strappate per finire qui, ma non ne avanzerà nessuna, e poi ecco comparire verdure pastellate e olive ascolane e mozzarelline impanate, ma i panini stanno là e mi guardano, non è tempo di pensare a loro, oggi no, oggi è un giorno fatto apposta per non preoccuparsi di che fine faranno eventuali briciole e avanzi; oggi la regola dice di vestirsi bene e fare finta che non ci sia un domani.
Ma il domani è già ben presente nell'oggi, specialmente nei soggetti dissociati come me. Oggi io non ho smesso di essere più o meno come sono sempre.
Come mai chi vorrei qui non c'è?
Quanto tempo riuscirò a restare immobile a guardare i panini, le vite degli altri prendere direzioni forse definitive, l'acqua dolce e liscia della piscina increspata dalla brezza della sera, quanto tempo prima di saltare la balaustra che mi separa dall'acqua e ritrovarmi giù, ma tu dove sei, tu cosa fai, tu nemmeno sospetti forse che io stia dando fuori di matto, nemmeno sospetti di essere ormai dentro di me come presenza fissa, pressante, maledettamente dolorosa, e i miei tentativi di dire la verità, li hai notati? Ho visto le tue certezze vacillare, nella notte per una volta ti ho detto qualcosa di vero, i tuoi occhi erano gli stessi di quella sera nella luce arancio dei lampioni, non ho avuto paura, ho cercato di mantenere una coerenza mentale e di tenere il mio Io protetto dalla sofferenza, ho cercato di farti arrivare un po' di verità in mezzo a silenzi e frasi confuse e inutili, chissà, chissà se hai capito.
Spero di sì, guardo gli sposi camminare lievi a bordo vasca, vedo gli altri invitati chiacchierare amabilmente, ridere. Mi vedo poco interessata alle vite degli altri, almeno in questo momento.
Da lontano qualcuno mi fa cenni. Sorride. Sembra chiamarmi. Sorrido. In effetti sembro perfettamente a mio agio.
Quando arriverà la prossima crisi?