Saturday, April 19

semplice



Una sera di aprile, il vento ha pulito il cielo che ora è alto e perfetto, indefinito finché non compare la prima stella ancora immersa nell'azzurro.
Una sera di aprile, chissà quante altre ce ne sono state prima di questa, chissà quante esattamente uguali a questa, silenziose, con il mondo appena nato e tutto un cinguettare di uccelli prima della notte.
Così tante sere come questa eppure questa è nuova. Anche la brezza è nuova eppure c'è sempre stata.
Che senso ha il nuovo? Il giorno e la notte, e le ore, e le sere come questa non sono altro che il modo, per altro intelligente, con cui è stato organizzato il tempo del mondo.
Quando abbiamo potuto guardarci da fuori, quando dal satellite abbiamo scorto la Terra fluttuare ridicola e insensata nel nero infinito, solo allora è stato chiaro come il tempo sia una pura invenzione, un modo per mettere ordine, e giustamente, nel caos di un flusso che è in fin dei conti sempre uguale.
Mettere ordine è la prima cosa da fare, non è vero KK? Lo fai anche tu, in continuazione. Osservi questa sera di aprile e ti perdi a pensare a tutte le sere d'aprile prima di questa, tenti di contarle come si fa con le pecorelle per prendere sonno; ma tu non vuoi prender sonno, non è vero KK? Tu vuoi svegliarti, alzarti, vivere, uscire sempre di nuovo dalle trappole in cui da sola ti cacci, scappare sempre di nuovo dalla sensazione di essere rinchiusa in qualcosa che non vuoi. Correr via ancora e ancora in perenne ricerca.
KK mette ordine, ed ecco il risultato.
È iniziato così. Lo hai visto, lo hai guardato; la prima volta hai sentito come una voce ma non ci hai dato peso; l'hai studiato ancora; poi è successo qualcosa, ma nessuno può dire quando esattamente; allora qualcosa in te voleva andare oltre, qualcosa in lui si faceva insopportabile come un coltello nel fianco; hai cominciato a cercarlo; cercavi anche solo quel coltello; stargli di fianco e sorridere, cercare nei suoi occhi risposte, trovare nei vostri gesti complicità, ritrovarsi con le mani a giocare, non vedersi per tanto e soffrire come non mai, assurdo, assurdo, non credi KK?
E poi? Pensavi che sarebbe stato diverso, se fosse successo qualcosa invece che nulla? Quanto tempo sei stata a pensare alla tua rinuncia credendola irreparabile, e quanto tempo ora pensi a quel che è stato e invece di essere tranquilla ugualmente soffri e ugualmente non capisci come mai?
Una sera di aprile neanche fosse la fine del mondo. E invece è tutto così semplice. È tutto così incredibilmente semplice KK, se solo tu riuscissi a vederlo con gli occhi di ghiaccio di chi non muore mai. Se riuscissi a rileggere la tua esistenza fin qui alla luce di quel che è successo, di quel che hai imparato soffrendo e rinascendo ogni volta ad una vita nuova.
Devi compiere l'azione e sopportarla, e sedere in alto sul tuo trono, e guardare all'oggi e al domani come quelli che non muoiono mai.

L'aria è tiepida ora, ma KK è scossa da brividi. Ci sono profumi che innescano ricordi potenti e indecifrabili, immagini di una felicità pura com'è solo quella dell'infanzia. KK è di nuovo da un'altra parte, profumo di fiori, profumo di glicine, i giardini di bologna, o forse in toscana, il sole che muore su un muro a secco nella sera d'estate, il muro è tiepido, l'erba intorno si muove piano, grilli nei prati, qualcuno in casa ride, ma le voci arrivano indistinte, è una meravigliosa musica indistinta che non tornerà mai più, la risata del nonno, sembra lontana ma è solo a pochi passi, è al sicuro, il nonno e le zie e tutti sono al sicuro, hanno finito di mangiare e ora siedono nella sera d'estate, tutta la vita di KK racchiusa in una bolla di felicità, l'unica possibile, l'unica sicura, l'unica che per un attimo è davvero senza tempo, KK immersa nei suoni e nei profumi delle sera fa esperienza di una libertà che non tornerà mai più e di cui si accorgerà anni e anni più tardi, sotto il cielo nero, in mezzo a un flusso insensato, mentre orione scompare lento dal cielo invernale, lento, sera dopo sera sempre più vicino all'orizzonte, lento, KK con gli occhi a fessura vorrebbe trattenerlo ma non riesce, ogni cosa è quasi ferma ora, ogni cosa ritorna, è di nuovo una sera di aprile, KK riapre gli occhi umidi, la visione è già fuggita. Una sera di aprile, ogni cosa scappa dalle mani; ma le braccia rimangono tese ad aspettare.

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