Sunday, April 20

frattura



Improvvisamente non mi importa più di nulla. Non mi sento più in bisogno.
Chiamerò questo momento frattura. Per una volta uscire a far due passi in mezzo alla gente ha avuto un che di catartico.


KK fendeva la folla come un’imbarcazione sul mare. Le persone erano così lente, e così indecise, eppure così tranquille e sicure di essere pienamente nel giusto. Sono tutti con qualcuno, hanno tutti qualcuno su cui distribuire le loro attenzioni ed essere così meno soggetti agli sguardi altrui.
Ma una tranquillità del tutto inaspettata ha afferrato KK. Cammina in mezzo alla gente ma in realtà è stesa sul pelo dell’acqua, sul mare blu del mezzogiorno estivo. Osserva il cielo senza bisogno di pensare a niente. Spesso le sere d’estate le fanno il medesimo effetto. Spesso le sere in cui il vento gonfia il cielo di nuvole nere la rendono al contempo inquieta e sicura di sé, si offrono a lei come doni improvvisi e gratuiti, da cui attingere a piene mani.
KK fende come una lama la gente che cammina ignara, bambini, sorrisi di circostanza, auguri di buona pasqua, intanto il macello si è già consumato nel silenzio dei giorni passati ma qui non è giunto alcun grido.
Come siete vestiti bene, pensa KK. Com’è bello essere soli, in questo momento di osservazione. Le cose non sarebbero mai le stesse, l’occhio di KK non sarebbe lo stesso se con lei vi fosse qualcuno. Per la verità, e paradossalmente, è tutto il giorno che vorrebbe tanto essere con qualcuno, ma a sera finalmente un certo equilibrio si è ristabilito.
L’esistenza si materializza in un fiume di esseri umani che passeggiano lenti come fossero portati dalla corrente. Sono loro stessi un fiume, e KK si fa da loro trasportare, si abbandona al flusso, si guarda intorno, cerca appigli di senso nei volti, nelle case, nelle vetrine; quanta gente alla gastronomia, quanta gente nel negozio di intimo, quanti bambini che sembrano gli unici in grado di sfuggire al corso del fiume, vanno a zig-zag, fanno deviazioni improbabili, che KK osserva rapita; una bimba piccolissima si blocca in mezzo al flusso rischiando di far inciampare quelli che vanno diritti, che la schivano con un sorriso bonario, sono bambini pensano in silenzio, ma la piccola si guarda attorno trionfante, lei non è più nel flusso, lei è un ciottolo immobile in mezzo all’acqua che scorre, KK vede bene che davanti a sé si è manifestato un certo tipo di libertà difficilmente comprensibile e definibile, e che le dà un attimo di smarrimento. Ma poi tutto riprende normalmente, la bimba è riposizionata sulla retta via da un adulto, KK contempla la sua visione ma un attimo dopo ve n’è un’altra che attira la sua attenzione, ed è un’altra bambina, più grande, un bel viso tondo con occhi azzurri e capelli angelici, dice qualcosa, si guarda intorno altezzosa, ed allora KK vede chiaramente quella vita come sarà nel futuro, perfetta, senza fratture, unita e trionfante come un giorno di sole, limpida e facile come tutte le vite delle belle ragazze bionde occhi azzurri. Un profondo senso di impotenza prende KK, un profondo senso di irrimediabile diversità e lontananza da quel mondo prende KK alla visione di queste promesse di felicità; ma poi torna in sé, torna un poco più razionale, dice tra sé ma non vedi che stai dipingendo vite ideali? Cerca lucidità mentre la voce la rimprovera non vedi che inventi cose che non esistono per fare un confronto e stare male?



Ma perché crucciarsi? Perché farsi rovinare ore e giorni da nient’altro che pensieri arbitrari?
KK sente la vita andarsene, sente in modo chiaro e inconfutabile l’inutilità dell’esistenza che ora le scorre davanti e che fino a poco fa la tirava da una parte all’altra, e faceva di lei ciò che voleva. Sente i significati scivolar via da cose, persone, fatti accaduti, la sente sciogliersi come una glassa dolciastra, che se ne va lasciando il mondo degli eventi nudo e finalmente senza senso e determinazione, e lasciando KK piacevolmente tranquilla, libera da quel terribile senso di necessità apocalittica che ogni attimo si portava dietro.
KK è scossa da brividi ora, cammina e deve avere in faccia un sorriso ebete, cammina cammina ma nulla ha più senso, e KK è da questo sollevata, è improvvisamente più leggera, KK è una piuma che fluttua oltre le cose e le parole di questa via affollata, oltre ogni cosa del mondo che prima di questo istante perfetto reclamava a gran voce la sua attenzione, ogni cosa ogni gesto e ogni ricordo voleva la sua testa, ghignava alle sue spalle, voleva prender la rincorsa e buttarla a terra; ma ora no, più niente tocca la mente libera di KK, la brezza della sera è così ambigua, sa di fiori e di legna bruciata, è primavera e inverno contemporaneamente, KK non capisce verso quale stagione stiamo andando, ogni cosa ora è semplice e trasparente, KK cammina e le gambe la portano nei luoghi più disparati, la portano là dove tutto sembrava perfetto, la portano nella piazza di sera con poche macchine dove siete stati a guardarvi e sorridere e volevate entrambi la stessa cosa, e poi un tira e molla infinito, e poi siete scappati senza dir niente a nessuno, e lui ti ha detto potremmo andar via senza dir niente a nessuno e tu ha sorriso e la notte era perfetta, la sua pelle era salata, la luna vi guardava con un sorriso triste; ma nemmeno questo ora ha più un peso come l’aveva un attimo fa, come l’aveva solo ieri quando KK pensava non ci fosse via d’uscita per liberarsi da questo desiderio, dalla maledetta voglia di vederti, voglia di avere qualcuno da aspettare, ma niente, tutto tornerà di nuovo al punto di partenza, accadrà forse stasera, domani, chissà, ma KK è così inquieta, KK sente che il tempo è fatto di gocce che non sono per noi infinite, KK sa che la disinvoltura con cui lasciamo passare i giorni cela una cattiva infinità, perché il tempo che ci rimane è perfettamente calcolabile, KK ora ride alla grande rotolandosi nella sabbia di una clessidra immensa, ma stasera no, stasera è a sé, stasera il fiume delle persone che esistono ignare, e ignare si trascinano, ha svelato il suo volto a KK, ha gettato la maschera.
KK fluttua nella via, oltre la via, oltre la sera d’aprile che ora non è più triste e solitaria ma è solo una sera d’aprile in cui alberi e foglie nuove, sassolini e rametti, e neve là in alto, stanno nell’esistenza, stanno gettati nel mondo esattamente come KK, che al momento non ha nulla di diverso da un sasso o un filo d’erba, perché per pochi minuti, forse qualche ora, la crepa si è richiusa, KK non sente la distanza dalle cose, dalle persone, da quello che vorrebbe eppure non è qui; ora la consapevolezza come musica entra in lei, la musica è vibrazione fisica che entra nella cassa toracica e scuote il corpo inutile di KK, lei sorride, i tuoi occhi volteggiano ancora una volta nella sua testa ma l’apocalisse è rimandata, ogni cosa stasera è semplicemente superflua. Ogni illusione è caduta. KK cammina su un filo, giace sull’acqua guardando tranquillamente il cielo, esiste e nient’altro.

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