Sunday, July 26

delle sere d'estate e di altre cose

mi sembra assolutamente il momento giusto.
un attimo fa, nel tentativo di accendere la luce di fianco al mio comodino, ho urtato qualcosa che se ne stava nel buio. ci messo veramente una vita a farmi venire in mente cos'era, ed è successo nello stesso istante in cui ho sentito chiaramente una sorta di splash, quel rumore subdolo che fanno i liquidi che si rovesciano. la bottiglia di birra si è adagiata su un fianco, quello dalla parte del letto. ora l'angolino sottostante, e il muro, e parte del comodino, sanno di birra. e anche il copriletto, sa di birra. misto all'odore della carta igianica colorata e profumata che ho usato per tamponare il danno in tempi rapidi prima che madre se ne accorgesse. ora posso scommettere che quando metterò la testa sul cuscino tutto intorno a me saprà di birra, e di carta igienica. come i veri scrittori alcolizzati.

tump. tump.
tump.
tutto ok. non è un revival futurista. questo è il rumore che faccio generalmente quando la sera gioco a basket davanti al garage. l'estate è interessante, da questo punto di vista. c'è un sacco di gente in giro. o gente sui terrazzi che mangia al fresco. tump tump fa la mia palla. veramente rilassante, come cosa, star lì finchè si fa sempre più scuro e alla fine non si vede più niente. posso immaginare che tutto questo casino con la palla dia fastidio ai miei vicini, che se ne stanno a cenare sulla terrazza. non possono vedermi, perchè a coprire la vista c'è la mole della mia casa e di una serie di invadenti vegetali. ma io posso sentirli, e sono sicura che anche loro sentono me. probabilmente si saranno rotti di tutto il casino che sto facendo. in un attimo di altruismo penso che forse potrei fare meno rimbalzi. poi però un altro impeto del tutto contrario mi fa cambiare idea. chi l'ha detto che non siano loro a disturbare me? sono lì con qualche ospite, sento risatine isteriche e cinguettanti, e rumore di forchette e di tazzine del caffè che si appoggiano sui piattini. effettivamente, è proprio l'ora del dolce. tutto questo potrebbe darmi un gran fastidio, tutto sommato. per cui i cari vicini non possono dirmi niente. in realtà, ma questa è un'altra storia, ho sempre adorato il tintinnare delle forchette sul piatto. non so, è un rumore che sa di felicità.
in ogni caso, ho risolto i miei dilemmi senza ulteriori problemi.
nel frattempo dall'oratorio sparano musica senza senso, che dovrebbe allietare le famigliole in canottiera che se ne stanno sotto i tendoni bianchi a cenare con menu a base di pesce a 10 euro. felici su traballanti tavoli chilometrici. stasera sono veramente una rompipalle, lo so. non c'è da prendersela. io adoro queste feste, di solito. ma qui è la musica la cosa più odiosa. perchè è la stessa che mettono il pomeriggio ai bambini del cre. bambini che ora ritornano la sera e contentoni si risentono quella musica di merda, che tra l'altro è sempre nello stesso ordine, e non è che siccome è del cre sia per questo educativa o roba simile. così, tra un tiro e l'altro, mentre sono costretta a sorbirmi canzoncine commerciali (che per altro fanno scadere inesorabilmente la qualità dei miei tiri a canestro) mi è venuta un'illuminazione. un impeto di odio improvviso misto a una specie di compassione. io vivo di queste illuminazioni, nel caso non si fosse capito.
i bambini saranno ragazzini e saranno grandi, tra un po'. tra poco. c'è un momento in cui cominciano a perdersi. capire quando sia quel momento è da sempre uno dei miei chiodi fissi. vedere dov'è la linea, se c'è.
ecco, in realtà quel momento è già qui. è ora, sotto il tendone con mamma e papà. è stato tutti i pomeriggi in cui ti hanno fatto giocare con la musica martellante nelle orecchie. loro non possono scegliere. questo è il punto. eppure la musica è altra. la musica è qualcosa che neanche si immaginano, e non ha niente a che vedere con sere come questa e con gli altoparlanti che riempiono di onde sonore tendoni già surriscaldati dalla gente e dall'odore di sugo di pesce. ma loro, i bambinetti, come fanno a saperlo? chi glielo dirà, ai nanetti, che non è questo quello che abbiamo in serbo per loro? che è altro quello che devono cercare? e che altro troveranno, se guarderanno bene? ma tra tre, quattro anni questa sarà l'unica cosa che si ricorderanno. bella la musica che rimbomba. bello il suono che frastorna. fantastico. lo so bene. fantastico non capire più un cazzo. così come ora non c'è altro, non c'è alternativa possibile, allo stesso modo tra qualche anno non potranno che pensare che questa sia la norma. questo non avere nient'altro, intendo. pensare che sì, è tutto qui. grazie, arrivederci.

temo che questo delirio sia dovuto ai fumi della birra che lentamente evaporano dal pavimento sotto al mio comodino. nel frattempo i miei vicini avranno finito il dolce a quest'ora. avranno finito caffè e grappe e staranno ridendo a crepapelle sul terrazzo, e la sera intanto prosegue, e la musica dell'oratorio sembra migliorata, i miei vicini saranno alla quarta grappa e cominceranno a essere felici e allegri e tutto si scioglierà. fantastico. ho vaghi ricordi di tutto questo. cose che scivolano via e attimi di panico senza spiegazione, come quando nel dormiveglia ti sembra di cadere e un sussulto ti sveglia al'improvviso. le facce scivolano via e tutto è molto più bello e più semplice, oltre la quarta grappa. non so se i miei vicini siano già a questa fase. probabilmente ci sono io, in questa fase.
ora la luce sul loro terrazzo è spenta. ieri sera il temporale li ha costretti a correr dentro mentre la tenda faceva grandi movimenti molto scenografici a causa del vento, e gli ospiti, massimamente ridicoli, cercavano nel dannoso tentativo di rendersi utili di togliere la tovaglia prima dei piatti o di mettere in salvo tazzine e posate mentre la stessa tovaglia si alzava come una vela impazzita assieme alle forchette rimaste. una scena impagabile. ovviamente la tempesta si è abbattuta anche sui tendoni e sulle loro dannatissime zuppe di pesce. la musica si è prima abbassata, come a voler chiedere umilmente al cielo squarciato dai fulmini di risparmiare i tendoni e i pargoli, e magari anche gli altoparlanti e le lampade alogene. poi visto che al cielo non gliene frega proprio niente di pargoli-tendoni-festedelvenerdìsera-musica e altre amenità create per dare gioia alla noiosa esistenza umana, hanno iniziato a venir giù gocce da mezzo litro e la musica ha a quel punto smesso del tutto. muta come i pesci nei pentoloni.
per questo mi piacciono i temporali. non si fermano davanti a niente. mettono in riga tutti. cioè hanno dignità. non sono dei venduti dannazione, e vengono periodicamente a ricordarcelo. a noi e alle feste sotto i tendoni, e a tutte le cose che vorremmo rimanessero perfette. arrivano e le distruggono, molto semplicemente. come la grandine che la settimana scorsa è passata ad accarezzare il granturco. è arrivata, è passata, e l'ha lasciato spaventato e impietrito, in steli bucherellati e giallastri. adesso non c'è neanche più gusto a perdere lo sguardo tra le file. nemmeno frusciano più come quando erano verdi. se ne stanno alti e muti, immobili anche nella brezza.

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