Wednesday, April 29

Never again

Never again è la parola. Il nano la pronuncia lentamente. E' una preghiera, deduco. E' qualcosa di cui ignoro la provenienza. Io stavolta ce l'ho fatta. Si suppone ci siano stati altri tentativi. Tanti. Andati male prima di questo. Queste parole risuonano in una hall affollata. Non risuonano in realtà. Escono e basta. Si fa presto a dimenticare tutto. I quadri insensati che stanno alle pareti vedono queste scene tutti i giorni senza preoccuparsi.
Dev'esserci qualcosa che non va, comunque. Questo è un esperimento. C'è come un cortocircuito nella mia testa. C'è anche un odore di torta che vaga qua attorno, che dovrebbe farmi piacere e invece è nauseante.

Never again

è la parola. Il nano la ripete di nuovo. Ancora e ancora. E io penso che dovrei mettermi a fare una serie di cose che però non ricordo, che dovrei mettermi in moto come l'auto quando giri la chiave, e che dovrei alzarmi di scatto e correre via.
La verità è che proprio un attimo fa, mentre armeggiavo attorno al computer nella penombra, ho visto un bicchiere pieno d'acqua, quello che ci avevo messo un attimo prima. E ho pensato, l'ho proprio pensato bene, che non avrei dovuto fare gesti bruschi, ho immaginato seriamente cosa sarebbe successo se l'avessi come al solito preso dentro. Ma niente. Proprio mentre lo pensavo ero talmente distratta che ci sono riuscita, a prenderlo dentro.
L'acqua si è rovesciata piano, nel buio, senza che la vedessi, meravigliosa, e sembrava deridermi, mentre si avvicinava minacciosamente al computer in rivoli silenziosi, dove la luce dello schermo ora si riflette deformata, e sembra dirmi guarda, guarda ora come sei

disordinata
strana
confusa
spezzata

Un tempo -
le cose -
erano diverse.


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