Sunday, October 19

possiamo scappare




l'altra notte ho dormito con la felpa. mi sono addormentata e la lampadina scassata made-in-china che ero appena riuscita a mettere in funzione è rimasta accesa con la sua lucetta tremolante. se non altro il mio letto dopo innumerevoli modifiche è diventato comodo. dietro alla mia testa anche la montagna sembra sospirare per l'ultima volta prima di abbandonarsi al sonno. in realtà lei è vigile. è attenta. veglia sulla distesa di sassi ed erba, sulle rocce chiare e sulla mia finestra.
è una finestra piccola. sento la stufa borbottare al piano di sotto. ci sono proprio sopra.
comunque la mia pila cinese è rimasta accesa finchè ad un orario indefinito non mi sono svegliata e con una manata l'ho spenta, rischiando di farla cadere dalla pseudo mensola che ho creato con un'asse tra il mio letto e quello di fianco. per prendere sonno mi sono messa a leggere un libretto di fantascienza che sembrava scritto da un computer. era dannamente prevedibile. di ogni frase potevo indovinare la fine. non so come facciano a scrivere libri così. la traduzione era decisamente approssimativa, il tutto risultava macchinoso, scontato e illeggibile. non prendetevela, ma veramente era assurdo. andava bene per addormentarsi. per una volta non ho visto differenza tra un libro e quei telefilm inutili che si moltiplicano come funghi alla tv. guardo la copertina. c'è scritto che ha venduto nonsoquantecopie e quindi hanno pensato bene di ristamparlo in edizione tascabile. che carini. non oso immaginare come dev'essere leggerselo in un'edizione con la copertina rigida.
il libro inutile dura poco. dopo qualche tempo già dormo rannicchiata nella mia fantastica felpa pelosa, incurante della luce, degli alieni e della montagna che dietro alla mia testa fa la guardia nella notte silenziosa.

quando apro gli occhi fuori c'è un chiarore leggero. saranno le cinque. giù qualcuno fa casino. rumori secchi, metallici. cose che cadono.
ricordo una notte d'estate in cui dalla finestra aperta sentivo dei passi. da qualche parte, nel buio, animaletti sconosciuti camminavano nella scarpata, producendo scalpiccii strani.
niente di tutto questo. adesso sono solo innocui rumori. mi riaddormento.

ho pensato un po'. a questa situazione senza senso in cui galleggio. in realtà non risolvo un bel niente. non c'è nessun bivio. pare che ci sia. bo. se c'è, io non lo vedo. vivo al secondo. sono in equilibrio.
adesso sono a casa. la tv è accesa ma guarda dall'altra parte. non so bene perchè sto scrivendo.
tutto questo, questo presente che ora è semplice e domani sembrerà complicato, che oggi accade e domani suonerà già strano, mi ricorda una scena di quest'estate. sono io, la mattina all'alba, o la sera al tramonto, o in altri strani orari in cui girellavo sulla montagna. arrivando in cima ad una distesa erbosa, lentamente mi appare davanti l'altra valle, inondata di sole, bellissima, piena di erba frusciante e tiepida, accarezzata da un vento che porta i suoni delle campane di mandrie lontane. io emergo dall'ombra e arrivo in cima, lo sguardo si perde oltre prati e alberi fino ai paesi luccicanti che stanno in fondo. è a quel punto che fissando la mia valle percorro la strada al contrario, dalle case indefinite ai pini minuscoli e poi sempre più vicini, finchè mi ritrovo a guardare il sentiero cosparso di sassi su cui sto in piedi. se io ora parto di corsa, penso, forse posso correre via. e in attimo posso tuffarmi oltre tutto questo, superare la cresta, entrare e uscire dal bosco ombroso, e in poche ore che sembrerebbero minuti le mie gambe mi porterebbero a casa.
non è lontano, alla fine.
senza pensare a niente, io e le mie gambe possiamo scappare.

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