Thursday, February 8

Notturna



E comunque vaffanculo. Io ti ho amato, come se fossi il primo, come si può amare il primo, una specie di privilegio. Tu te ne sei fregato di questo dettaglio, mentre dormivo mi sussurravi all'orecchio 'ti amo davvero' ma io non dormivo e ho sentito tutto, ho registrato, era anni fa ma chissenefrega; ora sono qui, un pochino ubriaca ma meglio così: le cose vengono fuori meglio con l'alcol in corpo e l'endorfina. Ho parlato. Liberamente e a tutti. Ho confessato di soffrire....quando penso a te, a te e lei, a te e basta, a noi....Che cosa stupida. Che cosa da bambini, non è vero? Ripensare al passato, una cosa francamente sbagliata! Inutile. Mi innamorerò ancora e allora tutte queste moine mi sembreranno inutili, capricci di una bambina. Ma ora no. Vederti...non vederti...parlarti e non capire...e sentirmi sempre dalla parte sbagliata, ma io cosa diavolo ho sbagliato, cosa avevo che non andava, cosa avevamo noi che non andava? Avevamo tutto, potevamo fare tutto, come possiamo farlo oggi da amici, in un modo così normale e non più faticoso. Cosa ho fatto? Cosa abbiamo fatto? Rovino tutto ma io voglio risposte, e se tu non le hai allora la domanda rimarrà come un monito per il futuro. In me rimarrà sempre, e mi spiace che questo suoni come una minaccia. Non lo è, giuro. Io sono una persona tranquilla.  È un grido d'aiuto...voglio scappare da qui, da te e da tutti...da quello che ha lei che io non ho...dimmi, che cosa ha lei che io non ho? Che cosa devo fare? Niente, giusto, niente posso fare più, la vita va avanti, qualcuno mi ha detto: 'lui ti ama di più adesso di prima, e nemmeno lo sa.' Ha così maledettamente ragione, e lo stesso vale per me: sono arrivata e odiarti perché mi facevi stare male, e adesso? Adesso mi rendo conto che ti amo più di prima, e neanche me n'ero accorta, e fa molto ma molto più male di prima, perché sono l'unica stupida a soffrire in questo assurdo gioco, amo la montagna, amo le giornate libere e guardare le piccole cose, i colori in autunno, il cielo terso dell'inverno, ridere in compagnia, capirsi al volo, mangiare le cose buone, capirsi, ridere, amo tutte queste cose e anche te, che nemmeno lo sai e pensavi che fosse tutto dimenticato. Stare in piedi fino alle due a scrivere queste righe, far uscire quel che c'è dentro per sentirsi meglio e invece sentirsi ancora così così, ma fa niente, dormirò lo stesso, domani non ti chiamerò, non voglio sapere nulla, non voglio sapere niente, ho tutto eppure come al solito basta una sola cosa che manca per diventare matti. Camminavo sotto la neve silenziosa, osservavo la montagna così bella anche in mezzo alle nuvole, la sua tranquillità che noi non avremo mai, perchè tra noi c'è un'energia inesauribile che fa scintille, un sentimento impossibile da descrivere che però esiste in modo prepotente ed evidente. Ti ho sognato, stanotte: stavi li, ridevi, eravamo al mare. Ti venivo vicino e ti dicevo 'perché?', tu sorridevi, ti abbracciavo come per mesi avrei voluto fare e non me l'hai mai permesso, e poi una sensazione di pace, di tranquillità, come i primissimi tempi. Quando mi sono svegliata era tutto svanito, era tutto nel presente, il presente confuso e non tranquillo e non felice. Mi sono rigirata nel letto cercando di nuovo quella tranquillità ma niente, niente da fare, bisogna alzarsi e continuare a camminare, sono brava in questo, sono un trattore, sono resistente, abbasso la testa e vado avanti, me lo dicevi sempre anche tu, non è vero?



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