Monday, February 5

Falling



Solo quattro giorni e sembra passata una vita. Il mio equilibrio è sempre più precario; un filo, una canna al vento, una cosa che si fa spostare facilmente dal primo soffio d'aria. Sono pronta a crollare, e chissà se cadrò in piedi. Questa situazione è senza uscita, e sembra una trappola creata direttamente da me, appositamente per me da una mente che non riesce a stare in pace.
Mi si chiudono gli occhi. Il mio corpo è così forte, così pronto a scavalcare montagne e superare mari, eppure è guidato da un sistema così fragile, una mente così suscettibile e debole e incerta. Pronta a farsi buttare a terra per un nonnulla. Ora più che mai in cerca di conferme, ho in realtà paura di non ottenerle, di rimanere delusa anche su altri fronti, oltre a quelli che già mi hanno deluso e che ancora bruciano in me come un fuoco, da qualche parte, una brace sempre accesa, una sofferenza mai finita.
Dimmelo, voglio saperlo, dimmelo che cosa diavolo ha lei che io non ho. È nuova? È diversa? È tutto ma non me? E io allora cosa sono esattamente e perché non vado bene così?
Qualcuno però potrebbe fare la stesa domanda a me, e io dovrei rispondere, qualcuno potrebbe girarmi contro questo interrogativo martellante. Avrebbe ragione. Sto facendo soffrire qualcuno senza motivo, come me o forse peggio.
Tutte le cose che non vanno mi martellano, i fantasmi del passato inquinano il presente, lo trascinano verso esiti che sembrano già scritti mentre invece non è vero, è tutto aperto, è tutto da scrivere, ma perché mai non riesco a convincermene e fare un passo dopo l'altro per raggiungere quello che attende? Giro in tondo, come un computer, come un automa, come quelle cose che sono fini a se stesse e non hanno un fine in sé. Equilibrio precario. Una volta sapevo perché ero triste, anche se tutto era avvolto da un alone confuso. Oggi nemmeno so perché all'improvviso posso ritrovarmi un lacrime, qualunque cosa stia facendo, come una bambina, basta un pensiero, un retro pensiero, un collegamento, e le domande tornano martellanti e non so proprio a chi rivolgerle; battere su dei tasti, tentare di distrarsi, e poi ritrovarsi come prima invischiati nella domande, nei pensieri impotenti, una forma di gelosia mai provata prima...o forse sì, mista a delusione per quello che poteva essere, per le cose che come al solito vanno sempre al contrario di come vorrei, e mi ritrovo a guardare scorrere le vite degli altri com'era da ragazzina, dal punto di vista di chi in fin dei conti è rimasto escluso. Eccolo, un altro dei miei terrori ancestrali, essere esclusa, essere fuori posto, non essere io l'oggetto di interesse ma essere personaggio marginale in un ipotetico quadro dove come al solito i protagonisti sono ben altri.
 Attenzioni e smancerie non le sopporto, e neanche la falsità, il sorridere come se andasse tutto bene quando non è così; forse dovrei essere contenta, potevo continuare in un gioco comodo, potevo accontentarmi semi una vita tranquilla, che tanti desiderano e accettano come una manna, ma io non sopporto la ripetizione di cose già viste, non sopporto di non essere trasparente. Voglio essere sincera, non posso fare a meno di notare che tutto questo era una bella routine ma in fin dei conti mi annoiava. Nonc'eranessun fuoco inme. Qualcu è innamorato di me, ma io no. Io sono innamorata di molti ma la cosa non sembra interessare nessuno.
Non sopporto la ripetizione, e il non poter far nulla: la rabbia che divora tutto allora diventa reale, la posso sentire attraversarmi e lasciarmi svuotata, senza senso, delusa, delusa e basta. Forse la notte porterà consiglio, ma penso di no. Mi sveglio e il primo pensiero è fisso e odioso, è già delusione e mancanza di scopo. Mi sveglio la notte e non dormo più. Non ho più neanche fame. Le cose mi interessano a ondate improvvise e brevi, brevi istanti che terminano in una nuova crisi. Non sapere se sarò all'altezza di affrontare le cose, il futuro. Stanchezza e voglia di mollare tutto; ma tutto cosa?

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