Monday, September 14

il primo giorno di scuola


vaffanculo. a tutti senza distinzione. una cosa totale.
nient’altro di sensato potrebbe descrivere la situazione.
mi dispiace. mi dispiace dannazione.


oggi era il primo giorno di scuola.
non per me, s'intende.
molto divertente comunque. significa che adesso quelle stupidissime mamme con le loro macchine enormi e lucide ricominceranno a parcheggiare selvaggiamente sotto casa mia. poi apriranno la portiera e dovranno affrontare il grave problema di come coprire la distanza che le separa dal marciapiede. per fortuna dio ha inventato le hogan, che sono fatte apposta per ammortizzare eventuali salti dal predellino di un suv. le mamme-in lo sanno bene, e ora assieme a hogan, borsetta e imbarazzanti occhiali da sole possono avviarsi in un tintinnare di chiavi orecchini e altra strana argenteria verso il crocchio di mamme già arrivate che stanno sul marciapiede poco più in là.
ci sono anche mamme sfigate, tra loro.
le riconosci subito perchè individuano e seguono attentamente l'arrivo delle mamme-in fin da lontano, lanciando occhiate fulminee nella loro direzione.
le mamme sfigate sono sempre nervose. per forza. non possono reggere il confronto, cazzo.
confronto a cui le altre inevitabilmente le costringono, con le loro movenze sinuose e ammiccanti e le loro stupide chiavi della macchina ben salde in mano.
per fortuna che nel crocchio ci si confonde un po'. le mamme con le hogan arrivano fluttuando nell'aria, sembrano camminare in un'altra dimensione, e anche la loro enorme automobile sembra non rispondere alla forza di gravità tanto è parcheggiata male.
in realtà le mamme con le hogan si muovono come burattini, e urlano invece di parlare, e ridono in modo isterico, e guidano le loro macchine con movimenti scomposti; inoltre sembrano del tutto incapaci di svolgere qualunque attività seria.
Ma questo le mamme sfigate non lo sanno.

Stasera, al supermercato, ho avuto la solita visione. Il supermercato mi fa sempre questo effetto illuminante. Stavo vagando tra gli scaffali e pensavo a quel che mi aveva detto w***, qualcosa come: chissà come saranno invidiose le tue amiche...eccetera eccetera ...perchè io sono una sportiva eccetera eccetera e altre cazzate. Ricordo di essermi chiesta di che cosa cazzo dovessero essere invidiose. Mi sembra la cosa più insensata del mondo.
In più non ha nessun senso, essere invidiosi. Non è una cosa produttiva. Non porta a niente.
La giusta risposta per w*** sarebbe senz’altro stata un liberatorio vaffanculo come quello sopra. Comunque, questa cosa mi è tornata in mente stasera, e mentre camminavo nei corridoi del supermercato, e mi sembrava di essere sospesa da terra, una specie di cosa fluttuante ed eterea, ecco, ho pensato che io che cosa ne so delle mie amiche?
Non ne so veramente un cazzo. E in questo momento sono talmente fuori dal mondo che se tutta la mia esistenza fosse un sogno temo che non me ne accorgerei.

Dopo essere arrivata faticosamente a questo punto del ragionamento, mi sento una deficente. Vedo da me che la conclusione a cui sono giunta è pressochè ridicola. Serve qualcosa che mi risollevi un po’ da questa situazione. Così mi viene in mente mia nonna, che però no c’entra assolutamente nulla. Penso che forse anch’io, un giorno, sarò abbastanza isterica come è lei. Lei risolve la cosa non mangiando.
Così mi immagino a non mangiare, e la cosa mi sembra positiva. Fantastico, mi dico, forse un giorno potrò non aver fame. Questa specie di convinzione sembra compensare la convinzione precedente, e cioè che comunque in qualche modo diventerò anch’io una vecchia isterica.
Tutto il ragionamento si rivela però molto debole.
Mi conosco troppo bene.
Non potrò mai sublimare un bel niente non mangiando.
Se mai diventerò un vecchia isterica, so già che mangerò come un porco, e non ci saranno altre consolazioni.
Ho questa intuizione mentre, sempre fluttuando, vedo passare di fianco a me lo scaffale della pasta e poi quello delle patatine. Non sono molto chiari, anzi in verità è tutto sbiadito e strano attorno a me, ma io so che sono lì.
Mi assale anche il pensiero che magari nemmeno esisteranno più le golia bianca, quando sarò vecchia e isterica. A volte ho il terrore che possano sparire anche adesso, improvvisamente, da un giorno all’altro.

Mentre penso tutto questo e molto altro, svolazzando nel supermercato, una serie di strani odori dal banco della gastronomia mi fanno venire in mentre altre cose, altri luoghi, cose lontane, cose mai viste; e all’improvviso mi vedo da fuori mentre incurante dell’assurdità della cosa sto andando allegra e felice a comprare il pane da qualche parte a new york. Sono sicura che è new york, perchè c’è un ponte e una serie di altri dettagli familiari, di quelli che dal ‘94 se ne stanno incastonati da qualche parte nella mia memoria. Sono proprio io. E so anche che prenderò il pane e un pezzo di apple pie. Non posso sbagliarmi.

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