Thursday, September 24

ci sono stati momenti migliori



Le letture pragmatiche di oggi pomeriggio hanno fatto sì che nel momento in cui ho pensato di scrivere qualcosa, stavo già scrivendo qualcosa. Sto già scrivendo qualcosa. Volete sentire, qual è la mia voce? Deve trovare uno spazio adeguato, anche lei. Mi vengono sempre in mente strane cose, strane parole da dire, frasi meravigliose dal suono perfetto, ma non riesco, non sempre riesco a fermarle. Così la voce rimane da qualche parte, nel posto delle cose non dette, suppongo. Che non so dove sia. Forse è anche lui nella quarta dimensione. Un giorno qualcuno mi ha detto che ci sono tante di quelle cose nella quarta dimensione che nemmeno ci immaginiamo. Anche l’odore della felicità, se ne sta lì, assieme alle parole non dette e agli amori tristi e alle cose meravigliose a cui vogliamo dare un nome per tentare di non farle scappar via. Poi loro scappano ugualmente, ma questo è un altro problema.

Così, è una sera di fine settembre, e la cosa non mi piace non tanto per la sera in sè quanto per l’incipit noioso a cui mi costringe. Fuori c’è un’atmosfera fosca e umida, e il cielo bianco sembra una cupola finta. Sembra quei coperchi sferici di plastica che coprendo un piatto caldo si riempiono di vapore. Noi sulla terra siamo il piatto caldo, e quella cosa là sopra è il cielo appannato.

Ad ogni modo, sono le 19.09 e la nonna è andata a letto. L’ho portata, a letto. Molto divertente.
Chiudere tutte le tapparelle su un giorno ancora vivo, intendo. Questa cosa di starsene al buio completo in una stanza mentre fuori è ancora chiaro.
In una giornata come oggi si nota di meno. Ma non riesco a sopportarlo nelle giornate estive, quando ancora le ultime nuvoline rosate si allungano in alto, nel cielo terso. Lasciar fuori una sera d’estate, con tutto quello che può esser una sera d’estate anche solo stando lì a guardarla passare con la finestra aperta, è una cosa che non riesco a capire. Così io semplicemente chiudo tutto, dico buonanotte e scappo via, come sempre un po’ sconvolta dalla non-umanità di tutto questo, e mentre scendo le scale cerco un nome per questa cosa, ma non riesco a trovare che definizioni ex-negativo. Mi viene in mente tutto quello che questa cosa non è.
E la musica e i profumi della domenica, e l’attesa, e tutte le cose che sono, dove le mettiamo?
Non so neanche perchè sto tentando di capire.
Mi sconvolge il fatto che questa cosa effettivamente mi interessi, al di là dell’umana e naturale pietà, e al di là di una sorta di legge che mi dice (e io lo so che è vera, è la cosa più certa che abbiamo) che un essere umano bisogna sostenerlo sempre e ascoltarlo e far sì che viva.
Ma la mente contorta della nonna è sempre stato un mistero. Nessuno ha mai voluto studiarlo. Non è possibile avvicinarsi, a un mistero del genere. E’ come un automa di cui ignori completamente le leggi. Per cui non ho mai cercato di capire oltre una certa soglia.
Il punto è che a volte urge una spiegazione, ed è una necessità dirompente, è quasi peggio di un’esigenza metafisica, perchè quando l’assurdo raggiunge certi livelli poi deborda allagando tutto.

Oggi pomeriggio ho avuto un attimo di sclero, mentre nel salotto polveroso la nonna stava in una strana posizione mezza piegata sulla poltrona, tutta rivolta verso la signora che sedeva davanti a lei. Mormora una serie di cose, il cui significato ultimo è che andrebbe a letto subito e non sa nemmeno perchè si è alzata e non sa nemmeno perchè deve mangiare eccetera. Poi dice:

Tu non sai...tu non sai...eh, è bello avere vent’anni...

Cazzo cazzo cazzo io non saprò un bel niente ma cazzo siamo un battito di ciglia nella storia dell’universo, e non puoi, non puoi sprecarne nè buttarne via neanche mezzo, di quel battito, e nemmeno un quarto e neanche uno 0,00001, non so , vuoi che ti faccia uno schema, vuoi che ti faccia un disegno, serve anche a me per capire, forse poi tutto sarà più chiaro, devo prendere una lavagna?
La vedi questa cosa?
Questa cosa è la vita, e questa cosa cazzo è DAPPERTUTTO, e c’è anche quando chiudi tutte le tapparelle per lasciarla fuori, lei tornerà sempre, è come acqua che non riesci a fermare, e mi dispiace cazzo mi dispiace davvero che a volte noi non capiamo, perchè sai capita a tutti, capita sempre, ogni tanto, di sentirsi di merda, ma mi dispiace, non siamo sassi non siamo erba non siamo alberi, noi vogliamo sempre un senso, noi vogliamo dare un nome alle cose, e stabilire connessioni tra loro e vogliamo amare piangere correre saltare e urlare, perchè noi siamo così.
Non siamo come le bestie dagli occhi spenti, come le bestie spaventate, che trovano forse ogni giorno uguale all’altro, e che vivono nell’attimo, e la cui sola forma di felicità sta nell’essere inconsapevoli. Non siamo come sassi, o sì?

Così, mentre distrattamente guardo fuori, attraverso le tende, il pomeriggio che è passato e il sole pallido sulla ghiaia, dico:
Io ho vent’anni ma anche tu li hai avuti, vent’anni, giusto? E anch’io, nonna, avrò un giorno la tua età, e la mia vita e la tua vita fanno ridere davanti alla storia dell’universo, ammesso che l’universo ce l’abbia, una storia con un inizio e una fine.
Quindi perchè preoccuparsi tanto?

Dopodichè mi sento ancora come prima, forse sto fluttuando sospesa in mezzo alla stanza, l'unica cosa certa è che le tende stanno nella stessa posizione, e la signora sorride per le cose che ho detto; ma la nonna non so, non so se stia sorridendo o cosa stia pensando, io sono distratta, guardo il sole pallido sulla ghiaia, e mi perdo a osservare come ogni sassolino sia meravigliosamente distinto l'uno dall'altro grazie alla luce solare e poi penso a tante altre cose, mi viene in mente un pomeriggio di tanti anni fa, quando eravamo piccoli, quando tutto era semplice e ovattato, e anche la nonna era qualcosa di indefinito di cui non preoccuparsi più di tanto. E mi viene in mente una canzone, che mi sembra parli di tutto questo e molto altro.



It is the evening of the day
I sit and watch the children play
Smiling faces I can see
But not for me
I sit and watch
As tears go by

My riches can't buy everything
I want to hear the children sing
All I hear is the sound
Of rain falling on the ground
I sit and watch
As tears go by

It is the evening of the day
I sit and watch the children play
Doin' things I used to do
They think are new
I sit and watch
As tears go by

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