Wednesday, October 21

se così sei felice


C’è un bambino che corre . Lo seguo con lo sguardo.

C’è un bambino che sale sul prato scosceso, e sopra brillano le rocce, altissime e nitide al sole; le rocce toccano il cielo; il bambino si ferma e le indica guardando in su.

Ci sono tanti adulti, ma qui non c'è nessuno. Giù, tanti grandi ridono e sembrano divertirsi, e parlano di cose da grandi e parlano di cose serie e sembrano avere in mano le chiavi del mondo. Le loro risate spavalde arrivano fin quassù. Il bambino non ha orecchie per sentirle. Sorride in silenzio e continua a salire. Il bambino non vuole avere chiavi, e non si riempie la bocca di parole; non pensa di sapere tutto, non ha nessun nemico; calpesta l'erba lievemente, accarezza i sassi su cui cammina.

Gli adulti hanno cose, ma gli adulti non sono niente; non si fanno domande; fanno un gran rumore.

Il bambino sa solo quello che gli serve.

Il bambino ha ora il naso all'insù, e gli brillano gli occhi scuri quando guarda il cielo lontano.

Non vuole altro. Forse solo lui ha capito tutto.

Solo il bambino è felice.

***

Hanno detto (lo dicono sempre):

quelli prima di lui sono passati e non è successo niente.

Così mi sono un po' incazzata col mondo e con le cose, più di quanto non lo fossi già, e ho pensato troppo, e per un attimo ho anche odiato la montagna che se ne stava placida nel cielo azzurro.

Cioè ho testato tutti i possibili sentimenti generati da questa cosa.

Poi mi è passato, forse.

Sento voci sommesse che conosco a memoria e sussurano qualcosa, ma io non capisco, ora proprio non capisco, parlano in un'altra lingua forse, è una voce portata dal vento.

"Se così sei felice"

***

questa cosa mi martellava in testa senza sosta. Una musica ripetitiva e dannata.

Perchè?

Infatti perchè era la seconda cosa, che mi martellava in testa.

Neve e una corda. Erano le altre due cose, a martellarmi in testa.

La notte stellata nella valle, anche.

Guardando in su, un dolore nero, punteggiato di stelle silenziose e sorridenti. Qualcuno, forse sei proprio tu, se la ride, ora che tutto è finito.

Le montagne sono sagome nitide contro il buio. Le guardo con rabbia.

Odio anche voi, sappiatelo.

Vorrei urlarlo, ma so che tornerò ancora ad amarle, tornerò con la coda tra le gambe. In un’altra notte, tutto sarà chiaro. In un’altra notte, ti vedrò sorridere, e capirò quel che c’è da capire e che ora sfugge.


***

Questa è la nostra vita. Così si sceglie. Ma perchè?

Vorrei che fossi rimasto qui con noi. Potevi rimanere, e insegnarci come, come si può amare anche le rocce appuntite e il freddo che taglia il viso e la fatica, e tutto quello che sembra impossibile amare, tutto quello che c’è là fuori e sembra così indifferente, nella notte nera della montagna. Perchè?

Dovevi ancora insegnarci a capire le cose che sfuggono. Ad esempio come si può amare ancora, nonostante tutto, qualcosa che ti ha portato via così tanto.

Queste cose ci si mette una vita, a capirle. Ora tocca a noi capirle da soli, perchè forse non c’erano davvero parole per spiegare.

Quando questa rabbia che riempie gli occhi di lacrime sarà passata, forse, cercheremo di capirlo, cercheremo come ci hai detto, cercheremo ovunque, quando nella vertigine guarderemo giù, oltre la corda. Perdendoci nella parete arancione di sole. Sentendo i passi dei camosci nel cuore della notte. Siamo soli, ma non smetteremo di inseguire quel bambino.

***

Così, succede che queste cose mi uccidono. Non solo me. Uccidono chi si fa uccidere. Queste cose ci lasciano sbattuti in terra a guardare in su. Voglio vedere oltre. Voglio vedere la notte stellata senza dolore. Silenzio senza attesa. Senza paura. Ma lo so che qualcuno già sorride, adesso, adesso che tutto è finito, e rideremo anche noi un giorno, ameremo di nuovo anche noi. Ora no però.

Per ora, questa cosa è insopportabile. Questa cosa bisogna capirla pian piano. Questa cosa è una strada e noi avanziamo a piccoli passi.

È una cosa che c’entra con la felicità, e con la neve e con una corda; è una domanda che si ripete all’infinito.

***

Sapete, ci sono veramente un sacco di cose che potremmo non fare. Possiamo decidere di stare al sicuro. Possiamo dormire sonni tranquilli o possiamo correre, inquieti.

Possiamo scegliere un sacco di cose.

Ieri ero in macchina, seduta dietro. Guardavo il paesaggio e le cose fuori sfrecciare. C’era un bar. Uno di quei bar con grandi tavoli all’aperto con giovani idioti (il mio stato mentale non poteva che identificarli così) letteramente spalmati su sedie o panche o direttamente sui tavoli, e c'erano cose da bere e altre cagate. E c’era una domenica pomeriggio fredda, leggermente grigia, una domenica che sta finendo, e che era una presenza reale, un'atmosfera che sembrava di poter toccare. E poi, domani, ci sarà anche un lunedì che sarà una gran rottura di palle.

A un certo punto è successo che ho odiato tutto questo. Ho odiato il bar, i giovani e ho odiato questa domenica pomeriggio così dannatamente piena di cose che non vanno. Con la testa contro il finestrino pensando tre cose senza alcun collegamento. La cosa aveva superato il limite. Tutto questo, tutto assieme era andato oltre, oltre ogni capacità di sopportazione. E ogni cosa adesso è automaticamente stupida e insensata e l’odio scorre come un fiume sotterraneo che si mangia tutto e vaffanculo a voi e ai vostri tavolini e ai vostri cocktail e a tutta la vostra merdosa razza di giovani-della-domenica-pomeriggioche non potrà mai estinguersi. Contenti voi. Anche a te col cappellino, la sigaretta e lo sguardo spavaldo, vaffanculo.

Non ho niente da dire, alla fine.

Nemmeno sono affari miei.

Torno a guardare la strada scappar via, e dopo tutte queste considerazioni mi sento anche peggio di prima.

***

C’è un bambino che sale sul prato scosceso, e sopra brillano le rocce, altissime e nitide al sole.

Non smetteremo di inseguire il bambino.

Grazie grazie grazie, davvero, per non aver mai smesso di inseguirlo.

Solo il bambino è felice.

3 comments:

Giacomo said...

E' la vita che ci uccide... non si può scegliere...non si può vivere evitando di vivere...

Si, dobbiamo seguire quel bambino... dobbiamo ESSERE quel bambino.

solo vivendo la vita la morte diventa ininfluente... almeno così io credo...

carlotta cortese (karloz) said...

è vero cavoli....
alla fine è così ma per accettarlo ci vuole tempo....
grazie cmq dei commenti giacomino :-)

Giacomo said...

certo che ci vuole tempo... per tutto ci vuole tempo.

Figurati ^_^

chissà, magari in cima ad un monte mi sembrerà tutto più chiaro...

Ciao, buonanotte